L'ULTIMO LENZUOLO BIANCO: L'INFERNO E IL CUORE DELL'AFGHANISTAN
Il salotto di Villa Manzoni ospita giovedì 25 giugno Farhad Bitani, 28 anni, nato da un generale Afghano e oggi rifugiato politico in Italia. Dal cuore del fondamentalismo alla fuga in Europa.
memo«Sono tante, forse troppe, le cose che ho visto nei miei primi ventisette anni di vita. Adesso le racconto. Lascio le armi per impugnare la penna. Dopo aver vissuto l’infanzia, l’adolescenza e la prima giovinezza nell’ipocrisia, ho un tremendo bisogno di verità».
Inizia così il libro di Farhad Bitani “L’ultimo lenzuolo bianco. L’inferno e il cuore dell’Afghanistan” (editore Guaraldi), che verrà presentato giovedì 25 giugno ore 21 al terzo appuntamento del Salotto di Villa Manzoni, promosso dall'Ente Cassa di Faetano - fondazione Banca di San Marino.
Bitani ha conosciuto la ricchezza e poi la povertà, ha vissuto nello sfarzo e poi nella totale privazione. «Con i talebani ho assistito a stupri, decapitazioni. Con i mujaheddin, famiglie potenti come la mia, si sono spartite gli aiuti umanitari che giungevano da ogni parte del mondo ed erano destinati ai più poveri. Il fondamentalismo islamico ha conquistato metà del mondo. Ora vuole la fine dell’Occidente. Come i mujaheddin e i talebani, anche io ero un fondamentalista. Disprezzavo tutti gli infedeli e credevo che sarebbe stato giusto che l’Islam trionfasse con le armi in tutto il mondo».
Classe 1986, figlio di un generale, di quelli che hanno sconfitto i sovietici, dice la verità sull'Afghanistan, sull'orrore e l'ipocrisia del fondamentalismo e sul bisogno di verità che anima il cuore di ogni uomo, a qualunque latitudine.
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